L’unicità dell’Aspromonte si diffonde ovunque, come un profumo, nell’ultimo libro di Alfonso Picone Chiodo e di Giuseppe Battaglia. “Guida all’Aspromonte misterioso. Sentieri e storie di una montagna arcaica”, è il titolo della pubblicazione edita dalla casa editrice calabrese Rubbettino.
Un titolo attrattivo che nasce dall’esigenza di conservare memoria dei fatti tragici che hanno marchiato l’Aspromonte negli anni ‘80, la cd “stagione dei sequestri”, da cui si è usciti grazie all’impegno delle forze dell’ordine e per merito dell’escursionismo. Legalità ed escursionismo diventano, così, un binomio inconsueto e, al contempo, inscindibile e fecondo. Camminare all’interno dell’Aspromonte è un’esperienza unica, irripetibile, intensa e stupefacente.
L’ha compreso bene Alfonso Picone Chiodo, scrittore, fotografo, ricercatore, trekker e alpinista reggino che ha fatto dell’escursionismo il suo secondo mestiere, accanto a quello più conventional di agronomo all’Università di Reggio Calabria. Un camminatore per eccellenza alla ricerca di bellezze nascoste del nostro Aspromonte e che ha contribuito ad una narrazione differente di questi luoghi considerati spesso inaccessibili e pericolosi.
Ed il libro si concentra, appunto, su diciassette itinerari, alcuni inediti, frutto di una accuratissima ricerca documentale – le fonti sono l’Archivio di Stato e quello dell’Arma dei carabinieri – che richiamano proprio i luoghi dove si svolsero efferati fatti criminali assurti agli onori della cronaca nazionale.
“Aspromonte misterioso: rimarrà sempre tale, è, in fondo, una delle sue attrattive. E’ una montagna particolare sia per la sua posizione, al centro del Mediterraneo – spiega l’autore – sia dal punto di vista ambientale, della flora e fauna e per la sua geologia. Un pezzo di Alpi catapultato qui alla fine degli Appennini che subisce l’influenza del clima, dei tanti elementi naturali, dell’Africa, dell’Europa, dell’Est, che ne fanno una montagna con molte unicità. La sua conoscenza, dal punto di vista scientifico, non è completa, si trovano ancora specie sconosciute di insetti”.
Le unicità non sono solo entomologiche ma anche floristiche, antropologiche e letterarie. “I Greci di Calabria, ad esempio, costituiscono una cultura ancora viva, ed in questi casi l’escursionismo è stato importante. In questa Vallata, parlare il Greco antico era sinonimo di arretratezza. Grazie al camminare, la gente vive una realtà culturale come quella grecanica”.
La consapevolezza dell’importanza dell’escursionismo
“L’escursionismo ha fatto sì che i giovani restassero – spiega Picone Chiodo – come a Bova, cooperative di sei/sette ragazzi sono stati assunti a tempo indeterminato per fare le guide. Inoltre, circa quattromila escursionisti l’anno visitano l’Aspromonte.
Da marzo fino a luglio, con una breve pausa ad agosto e poi fino a novembre si continua a camminare con gruppi di trenta/quaranta persone che provengono anche dall’estero. E’ una realtà economica importante e l’Aspromonte attrae per questa sua autenticità, integrità, per il suo restare selvaggio, non alla portata di tutti.
L’Aspromonte è indomabile, non può essere addomesticato, ed una montagna addomesticata è una montagna snaturata. In montagna si va per il silenzio, per comprendere la dimensione della limitatezza umana, che non siamo onnipotenti ed in grado di scalare qualsiasi cima o di superare qualsiasi vincolo, perché la natura impone regole da rispettare. La natura è e resta sempre dominante. E’ un insegnamento, in una società dove riteniamo che ci è dovuto tutto, la montagna ci insegna il limite”.